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La figura di Jane Goodall, celebre ricercatrice dei primati, ha lasciato un segno indelebile nel campo della psicologia animale. La sua passione e il suo impegno hanno aperto la strada a numerosi studi sulla cognizione degli scimpanzé, animali con cui condividiamo molte similitudini. Recentemente, l’Università di Utrecht ha portato avanti una ricerca innovativa che approfondisce la comprensione delle capacità cognitive di questi primati, in particolare la loro metacognizione.
La metacognizione è la capacità di riflettere sui propri processi mentali e di adattare il comportamento in base alle informazioni disponibili. La psicologa Hanna Schleihauf ha condotto uno studio interessante per valutare se gli scimpanzé possano modificare le loro credenze alla luce di nuove evidenze, rivelando così un livello di pensiero complesso.
Il design dello studio
Per il suo esperimento, la Schleihauf ha selezionato alcuni scimpanzé ospitati nel Santuario dell’Isola di Ngamba in Uganda. Questi animali sono stati messi di fronte a un compito nel quale dovevano scegliere tra diverse scatole contenenti pezzi di mela, ma l’approccio non è stato così semplice. Gli scimpanzé dovevano valutare le informazioni fornite, che variavano in affidabilità.
Prove visive e sonore
Le prove erano divise in due categorie: da un lato, prove forti, che includevano indizi visivi chiari, come il plexiglass che permetteva di vedere il frutto all’interno della scatola; dall’altro, prove deboli che si basavano su suoni o briciole. Inizialmente, quando venivano presentate le prove deboli, gli scimpanzé tendevano a cambiare la loro scelta rispetto a quella iniziale, dimostrando una certa flessibilità mentale.
Quando le prove forti apparivano simili a quelle deboli, gli scimpanzé tendevano a mantenere la loro decisione originale. Questo comportamento ha suggerito che i primati sono capaci di distinguere tra diverse fonti di informazione e di adattare le loro scelte.
Comportamenti e scelte strategiche
Successivi esperimenti hanno aumentato la complessità della situazione, introducendo una terza scatola con caratteristiche differenti: nessuna prova, prove deboli e nuove prove. Le nuove informazioni si sono rivelate cruciali per gli scimpanzé, che sono stati in grado di valutarle e utilizzarle per prendere decisioni più informate.
Implicazioni per la cognizione animale
Questi risultati non solo mettono in luce l’intelligenza degli scimpanzé, ma evidenziano anche la loro capacità di apprendere e adattarsi. La Schleihauf ha commentato: “Gli animali non sono guidati solo dall’istinto, ma seguono un ragionamento logico basato sulle prove disponibili. Dimostrare che possono cambiare idea quando sono presentati con nuove informazioni è una chiara indicazione della loro capacità di pensiero critico. Sebbene esistano differenze significative tra noi e loro, stiamo scoprendo che le somiglianze sono più numerose di quanto avessimo immaginato.”
Le abilità cognitive degli scimpanzé non sono una novità, ma piuttosto un’eredità che risale ai nostri antenati primati. La ricerca futura si concentrerà sull’applicazione di questi metodi a diverse specie, come macachi, babbuini e cappuccini, per ottenere una visione più completa delle capacità cognitive negli animali.
L’eredità di Jane Goodall continua a ispirare e guidare la ricerca sulla cognizione animale, dimostrando che anche i nostri più vicini parenti nella catena evolutiva possiedono una profondità di pensiero che merita attenzione e rispetto. Il lavoro della Schleihauf e del suo team rappresenta un passo significativo verso una comprensione più profonda della metacognizione negli scimpanzé e invita a riconsiderare il nostro posto nel regno animale.