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Immagina di accendere il tuo smartphone e di imbatterti in un video del Papa che dice cose mai pronunciate. Spaventoso, vero? La tecnologia avanza a passi da gigante e con essa, il mondo dei deepfake sta prendendo piede in modi che avremmo difficilmente potuto prevedere. Recentemente, un’inchiesta ha messo in luce un fenomeno a dir poco inquietante: canali YouTube e TikTok stanno diffondendo con una rapidità sorprendente contenuti creati dall’intelligenza artificiale, che imitano la voce e lo stile del nuovo Papa, fresco di nomina. E la curiosità attorno a questa figura potrebbe giocare un brutto scherzo.
Il fenomeno deepfake in crescita
Decine di canali, in inglese e spagnolo, pubblicano sermoni e riflessioni che sembrano autentiche, ma in realtà sono frutto di algoritmi sofisticati. È come se avessimo un clone digitale del Papa che parla, ma che non esiste nella realtà. Questo ha generato un vero e proprio tsunami di disinformazione, sfruttando il fascino e il mistero che circondano la figura papale per attrarre visualizzazioni e clic. Non è solo un gioco innocente; ci sono implicazioni ben più gravi.
Dopo le segnalazioni, le piattaforme hanno iniziato a muoversi. YouTube ha chiuso 16 canali accusati di violare le politiche contro le pratiche ingannevoli, mentre TikTok ha cancellato 11 account con un seguito di oltre 1,3 milioni di follower. Ma la battaglia è tutt’altro che vinta. Molti video continuano a circolare, e alcuni hanno già raggiunto milioni di visualizzazioni. Come si fa a riconoscere un contenuto genuino da uno generato da un algoritmo? Le etichette di avviso, che dovrebbero chiarire la natura artificiale del contenuto, spesso passano inosservate, confondendo ulteriormente gli utenti.
La vulnerabilità del pubblico
Il professor Brian Patrick Green della Santa Clara University avverte che ci troviamo di fronte a un uso caotico dell’AI. Questo è un problema che non possiamo sottovalutare, specialmente considerando che le false informazioni possono creare una sorta di fiducia manipolata attorno a canali che potrebbero, in futuro, deviare verso la propaganda politica o altro. E, come se non bastasse, queste falsità non solo minano la veridicità del Papa, ma danneggiano anche la sua autorevolezza. Ciò che è autentico potrebbe diventare oggetto di scetticismo.
Il Vaticano e il deepfake di Papa Leo
Non è solo un problema di disinformazione generica. Anche il Vaticano è intervenuto, denunciando un deepfake in cui il Papa Leo sembrava lodare un leader controverso. Questo mette in luce quanto sia delicata la situazione: ciò che potrebbe sembrare innocuo, in realtà, può costruire una base di fiducia attorno a contenuti manipolati.
Riflessioni finali
Oren Etzioni, dell’Università di Washington, ha sottolineato come l’assenza di familiarità con lo stile del nuovo Papa renda il pubblico più vulnerabile a questi contenuti ingannevoli. La curiosità naturale verso una nuova figura di leader spirituale, messa a confronto con la rapidità con cui la tecnologia evolve, crea un mix esplosivo. E se il Papa stesso ha espresso preoccupazione per l’uso dell’intelligenza artificiale, è chiaro che la questione deve essere affrontata con urgenza e serietà. Restiamo vigili, perché il confine tra realtà e finzione è più sottile di quanto pensiamo, e ogni click potrebbe condurci in un labirinto di disinformazione.