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Se c’è una cosa che abbiamo imparato dai film, è che i remake possono essere una vera e propria roulette russa. A volte escono opere d’arte, altre volte ci chiediamo perché ci siamo seduti in sala. Ebbene, il nuovo Come addestrare il tuo drago di Universal Pictures è un’opera che, pur con i suoi difetti, riesce a intrigare e a colpire nel segno, ma non senza farci sentire un po’ come se stessimo rivedendo un vecchio film. Insomma, è un po’ come mangiare un gelato gustoso ma che sa di vaniglia, e non ci dispiace affatto!
Un remake fedele ma rischioso
Se sei un fan dell’animazione originale del 2010, è probabile che tu possa apprezzare questo rifacimento dal vivo. La storia è praticamente la stessa, ma con un paio di piccole modifiche. È come rivedere la stessa canzone, ma con un arrangiamento diverso. Certo, la fedeltà all’originale è un’arma a doppio taglio. Come si fa a non confrontare il nuovo con il vecchio, soprattutto quando quest’ultimo è un capolavoro? La verità è che, sebbene il film dal vivo abbia il suo fascino visivo, non può evitare di cadere nel confronto con l’originale, che rimane insuperabile.
Toothless: un drago in cerca di identità
Parliamo di Toothless, il drago che ha rubato i cuori di tutti noi. In questa versione, Toothless appare identico al suo alter ego animato, ma il problema è che, mentre gli altri draghi di Berk si sono aggiornati, lui sembra un po’ fuori posto. È come se avesse litigato con il phon e avesse perso, restando bloccato in un look vintage. La sua presenza è fantastica, ma la mancanza di evoluzione visiva rispetto agli altri draghi lo fa sembrare un po’… un cartoon in un mondo reale. E chi non ama un buon cartoon, eh?
Il casting: un mix di gioventù e grazia
Mason Thames interpreta Hiccup e, sebbene faccia un buon lavoro nel ruolo, il suo aspetto da ragazzo modello sembra un po’ troppo raffinato per il personaggio. Hiccup nell’animazione era un ragazzino goffo, mentre Thames sembra più un giovane eroe da copertina di rivista. Certo, il suo talento è innegabile, ma la mancanza di quel tocco di vulnerabilità lo fa sembrare più un leader che un ragazzo in cerca della sua identità. È un po’ come se avesse indossato un costume da supereroe invece del suo vestito da Viking. E, per essere chiari, non è solo la pettinatura a fare la differenza!
Pacing e umorismo: un viaggio altalenante
Durando quasi due ore, il film si arrampica su per una montagna russa di emozioni, ma non senza qualche rallentamento. La prima metà sembra un po’ affaticata, troppo lenta per un racconto che dovrebbe essere avvincente. Fortunatamente, il secondo atto decolla con sequenze emozionanti e colpi di scena, ma purtroppo non riesce mai a eguagliare la comicità dell’originale. Ci sono momenti divertenti, ma alcuni tentativi di umorismo non atterrano proprio come dovrebbero. È come cercare di far ridere qualcuno con una battuta che funziona solo nella tua testa.
Personaggi che brillano
Una delle migliori sorprese del film è stata la performance di Gerard Butler nei panni di Stoick. È come se il suo personaggio animato fosse tornato in vita, portando con sé la stessa potenza e carisma. E non dimentichiamo Nico Parker, che interpreta Astrid, assolutamente perfetta nel suo ruolo: forte e temeraria, è l’ancora emotiva della storia. La loro chimica rende la visione del film un’esperienza più avvincente, anche se il resto della trama può sembrare un po’ ripetitiva.
Un remake con uno scopo commerciale?
Alla fine, ci si chiede: perché rifare un film che è già un successo? La risposta è semplice: soldi. Con un franchise così popolare e un parco a tema dedicato da poco aperto, il remake è una mossa strategica. Ma per chi ama la narrativa e il cinema, resta la domanda sul valore artistico di un film che sembra più un esercizio di nostalgia che un’opera nuova. Dopotutto, cosa ci guadagniamo noi spettatori? La risposta è semplice: un bel film per famiglie, ma con un retrogusto di déjà vu.
In definitiva
Il live-action di Come addestrare il tuo drago è un film che, pur essendo ben fatto e visivamente accattivante, non riesce a liberarsi dall’ombra dell’originale. È come un buon gelato che, però, non riesce a superare il sapore della vaniglia. È un piacere da vedere, ma ti fa riflettere sulla magia dell’originale. Quindi, se sei in cerca di avventure aeree e di momenti emozionanti, questo film non deluderà. Ma se cerchi qualcosa di veramente nuovo, forse è meglio riaccendere il vecchio classico. E ricordati: la prossima volta che ti siedi per un remake, prendi un gelato diverso!