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Il mondo dell’affilatura dei coltelli è affascinante, ma a volte può sembrare un vero e proprio labirinto. Chi di noi non ha mai provato a dare un nuovo filo a un coltello, solo per trovarsi a lottare con risultati deludenti? Ultimamente, mi sono imbattuto in un dilemma che ha coinvolto l’uso delle pietre Naniwa, in particolare il passaggio dalla pietra 1000 a quella 3000. La questione è emersa quando ho affilato un Victorinox e due coltelli Sanelli da cucina, e il risultato è stato a dir poco sconcertante.
Il dilemma delle pietre Naniwa
Partiamo dalle basi. La pietra da 1000 grana è spesso considerata un ottimo punto di partenza per chi vuole affilare i propri coltelli, soprattutto per quelli che non sono in condizioni disastrose. Dopo una decina di passate su entrambi i lati, ho ottenuto un affilatura che, per quanto mi riguarda, era soddisfacente. Ma quando ho deciso di passare alla pietra da 3000, tutto è cambiato. Invece di un taglio netto, mi sono trovato con un filo che sembrava arrotondato e incapace di affondare nella carta. Come mai?
Un pensiero mi ha colpito: stavo forse commettendo un errore nell’angolo o nella pressione durante il passaggio tra le due pietre? È interessante notare come, con grane più grosse, anche i meno esperti riescano a produrre un risultato accettabile, mentre con le grane fini le cose si complicano. L’idea di dover affinare non solo il coltello, ma anche la mia tecnica, ha iniziato a prendere piede.
Le insidie del passaggio alla grana fine
Alcuni utenti esperti hanno suggerito che il problema potesse risiedere nella pietra da 1000. Magari non era più planare, e questo avrebbe potuto alterare l’angolo di affilatura quando passavo alla 3000. È un punto valido, e mi ha fatto riflettere su quanto sia cruciale mantenere le pietre in buone condizioni. Non è solo una questione di affilare, ma di farlo correttamente, rispettando gli angoli e le pressioni.
La differenza tra le grane è sorprendente. Mentre la pietra 1000 rimuove materiale in modo più aggressivo, la 3000 si occupa di perfezionare l’affilatura, ma può lasciarci delle bavette, come mi ha fatto notare un amico. Se non vengono rimosse, queste bavette possono compromettere l’affilatura finale, rendendo il coltello meno efficace nel taglio. Quindi, una volta finito con la 3000, è fondamentale fare un passaggio ulteriore per lucidare il filo, magari con una ruota di feltro o una stroppata su cuoio.
Il potere dello strop
Parlando di stroppate, ho realizzato che non avevo ancora attrezzato il mio spazio per questa fase finale dell’affilatura. L’idea di utilizzare una pelle di cuoio con una pasta abrasiva è diventata immediatamente un obiettivo. Il cuoio è un grande alleato per rimuovere quelle ultime imperfezioni e restituire al filo la sua affilatura ideale. Come direbbe un esperto, il trucco è non fermarsi mai alla pietra fine, ma completare il lavoro con una buona lucidatura.
Affilare: un’arte da perfezionare
In conclusione, l’affilatura dei coltelli è un’arte che richiede pratica e attenzione. È chiaro che il passaggio da una pietra all’altra non è solo una questione di grana, ma di tecnica e di attenzione ai dettagli. Ricordo quando, all’inizio, pensavo che bastasse passare il coltello sulla pietra e il gioco fosse fatto. Ma ora, con un po’ più di esperienza, capisco che ogni passata deve essere sentita, calibrata e completata con cura. La prossima volta che affilerò, sarò più consapevole di questi aspetti e… chissà, magari otterrò il filo perfetto!